Articolo tratto dal "Il Tirreno" 29 dicembre 2012 — pagina 31 sezione: Pisa
Museo dedicato alla ceramica pisana del ’900
Sono uno studioso della ceramica italiana dal 1925 al 1940 (Art Déco). Mi sono in particolare dedicato a manifatture toscane (Sesto Fiorentino e provincia pisana), riscoprendone alcune dimenticate e mettendo in evidenza il fatto che, in alcuni casi, si trattava di imprese molto importanti. Il mio primo libro (pubblicato dall’Ets e seguito da una mostra a Vicopisano) ha riscoperto una manifattura dimenticata di San Giovanni alla Vena, quella di Ezio Nesti, che, negli anni trenta, si cimentava con successo con gli stili appena inventati dalle grandi manifatture del periodo, producendo alcuni pezzi molto belli. Il secondo libro è un’opera più importante, che fornisce un catalogo critico della produzione della B.M.C., manifattura sestese nota ed apprezzata, ma che dalla ricerca esce come una delle grandi manifatture del periodo (forse l’unica in Toscana che ha saputo interpretare in modo originale le idee del secondo futurismo). Il libro è attualmente in corso di pubblicazione (con Ets). Il terzo libro, che verrà pubblicato da un editore di Umbertide risolve il problema della attribuzione di un marchio noto ad un’altra manifattura di San Giovanni alla Vena, la Bini & Carmignani. La soluzione si è avvalsa anche del ritrovamento di bellissimi disegni con il timbro della Bini e Carmignani. Questa manifattura era molto nota negli anni venti e trenta e poi è stata completamente dimenticata. Il risultato di queste ricerche è che il comprensorio di Vicopisano vedeva una produzione di ceramiche di ottimo livello sia sul piano del successo commerciale che su quello della qualità. Facendo altre ricerche, mi sono imbattuto nella manifattura Corradini. La Corradini è completamente sconosciuta nel mondo di collezionisti ed antiquari. Attraverso l’amico Paolo Di Sacco, ex operaio alla Richard-Ginori e gran conoscitore delle manifatture ceramiche della zona di San Michele degli Scalzi, ho scoperto che la Corradini aveva una varietà di produzioni incredibile. Paolo mi ha parlato del progetto di costruzione di un museo, che avrebbe dovuto contenere le attrezzature sopravvissute alla chiusura della fabbrica, progetto su cui esisteva un impegno del Comune. Quel progetto può essere realizzato in una forma culturalmente più valida ed ambiziosa. Se mettiamo insieme le manifatture pisane e sangiovannesi (Nesti, Bini e Carmignani, San Zeno, L’Aquila italiana, Corradini), abbiamo una produzione che può confrontarsi con quella del famoso distretto di Sesto Fiorentino. È quindi ragionevole costruire un Museo della Ceramica Pisana del Novecento. Se una tale iniziativa decollasse, io potrei donare la mia preziosa collezione di circa 150 ceramiche pisane. Giorgio Levi
Fonte: Il Tirreno